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Una spedizione nella Biodiversità, da Il Forestale

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view post Posted on 9/10/2009, 12:29





Un gruppo di una ventina di studiosi ha effettuato lo scorso anno una spedizione scientifica nella foresta di Otonga, ad un centinaio di chilometri di distanza da Quito.
L’Ecuador è considerato dai biologi il paese che, per unità di superficie, ha il più elevato
valore di biodiversità al mondo. Tanto per fare un esempio, se in Italia sono state fino ad ora
catalogate circa 80 mila specie differenti di organismi (sia quelli macroscopici che quelli microscopici, sia animali che vegetali), in Ecuador possiamo stimare numeri notevolmente
più elevati (diverse centinaia di migliaia di specie). In una foresta pluviale ecuadoriana valori come quelli italiani potrebbero essere riscontrati anche su superfici di pochi ettari.
In effetti la biodiversità della fascia temperata è minore di quella tropicale. Infatti, secondo la
teoria della biodiversità, questa aumenta al crescere della quantità di energia solare al suolo, al crescere della stabilità del clima ed al crescere della superficie. Tali condizioni si verificano, appunto, nella fascia equatoriale. Non è la prima volta che viene organizzata una spedizione italiana in questa riserva naturale.
La precedente si svolse tre anni fa e altre ne seguiranno.
Già durante la prima spedizione furono raccolte decine di specie nuove per la scienza, che prossimamente saranno oggetto di pubblicazione, non appena sarà conclusa lo studio di tutto il materiale raccolto da parte dei tassonomi.
Ma ancora più numerose sono state le nuove specie raccolte durante la spedizione del 2006.
Non devono destare stupore questi numeri, se si considera che nel mondo gli scienziati fino ad oggi hanno catalogato circa 2 milioni di specie. Ma ogni anno i naturalisti, botanici e zoologi, descrivono 15 mila nuove specie; secondo stime, da considerare prudenti, il valore della biodiversità del nostro pianeta dovrebbe attestarsi intorno ai 10 milioni di specie, per la gran parte insetti.
La scelta della Foresta Otonga, considerata ormai una sorta di santuario della biodiversità, è stata il frutto di un incontro tra padre Giovanni Onore e Gianfranco Caoduro. Il primo è un missionario, da circa una ventina d’anni a Quito, dopo esperienze in Africa; il secondo è insegnante di scienze in un Liceo veronese, presidente della WBA (World Biodiversity Association), associazione fondata nel 2004 presso il museo di Storia Naturale di Verona da appassionati naturalisti e ricercatori che da anni sono impegnati a vario titolo nella conoscenza e conservazione della biodiversità.
Padre Onore, sangue piemontese, è un missionario atipico: laureato in agraria, insegna Entomologia alla Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador e dirige il Museo di Quito. In meno di vent’anni è riuscito a organizzare una delle collezioni zoologiche più importanti del Sud America, ora frequentata da molti studenti e da specialisti di tutto il mondo. Dall’alto della sua sensibilità alcuni anni fa, grazie a fondi ricevuti da alcune organizzazioni italiane pubbliche e
private, ha fondato la Fundación Otonga, riconosciuta dal governo ecuadoriano, e ha cominciato a comprare ettari di foresta tropicale per sottrarla alla distruzione. In Ecuador la foresta tropicale del versante occidentale andino negli ultimi cinquant’anni è drasticamente diminuita in termini di superficie e soprattutto ora si presenta frammentata e non esiste più continuità: la foresta si presenta costituita da tante piccole aree, isolate l’una dell’altra. Questi lembi di foresta sono fragili perché piccoli ma anche perché isolati.
La perdita di biodiversità, alla luce dei numeri sopra riportati, è stata enorme. Ma lo sforzo di Padre Onore ha consentito di arrivare a comprare, dati del 2006, circa 1.500 ettari di foresta tropicale. La sua speranza è quella che possano essere reperiti altri fondi e che la superficie sottoposta a tutela si ampli. Naturalmente esiste il libero mercato anche in Ecuador e se tempo fa un ettaro costava 500 dollari ora i prezzi sono lievitati. Per allentare la spinta inflazionistica, l’unica è raffreddare la domanda e quindi da qualche tempo padre Onore ha
sospeso gli acquisti di foresta.
Il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha patrocinato una spedizione di naturalisti italiani in Ecuador, considerato il paese con la più elevata biodiversità al mondo per unità di superficie

Diamo i numeri

L’Ecuador è uno dei 12 Paesi della Terra che contengono il 70 per cento di tutta la biodiversità del pianeta. La deforestazione colpisce il 45 per cento delle pianure e il 48 per cento delle montagne. Il Paese sudamericano è più piccolo dell’Italia ma ospita 1600 specie di uccelli, 369 di mammiferi, 350 di rettili e 25mila specie di piante.
L’Europa, che è 38 volte più grande, ha solo 650 specie di uccelli ed esattamente la metà
di piante.

Il Bosque Nublado di Otonga, come è conosciuto localmente, si trova nella provincia di
Cotopaxi, tra i 1.300 e i 2.300 metri sul livello del mare. È costituito da circa 1.500 ettari di
bosco primario, pascoli ad evoluzione naturale e aree sottoposte a interventi di riforestazione
con specie provenienti dai vivai della stessa Foresta. Otonga comprende una zona detta Otongachi molto vicina al villaggio La Uniòn del Toachi. In Otongachi sono presenti circa 20
ettari di bosco sempreverde pedemontano. Si tratta di uno tra i siti della Terra più ricchi di biodiversità.
Proprio per questo è oggetto d’attenzione del mondo scientifico ed è importante la tutela che è stata organizzata. Numerose sono le specie in pericolo d’estinzione, vuoi a causa della caccia, vuoi a causa della deforestazione e dell’accelerazione al degrado innescata dall’impoverimento della superficie a foresta.
Contro il disboscamento, spesso operato dalla popolazione indigena che, alla ricerca di nuove
superfici a pascolo brucia porzioni di foresta, è in atto anche una politica di informazione presso la popolazione locale, istruendola sull’importanza di Otonga e indirizzandola verso
forme alternative di vita. Ad esempio diventando guide eco-turistiche o avviando attività
compatibili con la conservazione della foresta.
Una di queste è l’artigianato, che sfrutta la presenza di una palma (Phytelephas aequatorialis)
che produce dei frutti duri come l’avorio (da qui il nome di “avorio vegetale” o tagua) utilizzati
dalle popolazioni indigene per scolpire oggetti che richiamano immagini sacre o animali della
foresta di Otonga.
Molte sono le specie riconosciute, molte di più quelle non ancora classificate e tante quelle che
ci si aspetta trovare, almeno in termini numerici.
Per aver ulteriori informazioni basta digitare su un qualsiasi motore di ricerca la parola “Otonga” e in breve è semplice ottenere l’elenco di piante ed animali che popolano la foresta, oltre svariate altre notizie compresa quella, non proprio insignificante, di come contribuire materialmente alla salvaguardia di questo paradiso della biodiversità.
Il ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (che ha concesso il patrocinio alla spedizione) ed il Corpo forestale dello Stato sono fieri di aver contribuito, nel loro piccolo, al successo dell’iniziativa e alla pubblicazione che a breve verrà distribuita alle università ed ai musei naturalistici. La tiratura di questa prima edizione, un volume di 500 pagine, che illustrerà specie nuove ignote alla scienza, “Memoires on biodiversity – South America volume 1” è limitata e costituirà il primo di una serie di volumi sulla biodiversità del Sud America.
Sperando di conoscere sempre di più questo paradiso per poterlo tutelare.
 
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