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Le minacce alla biosfera

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view post Posted on 6/10/2009, 19:55





L'uomo ha alterato profondamente l'ambiente trasformando il territorio, modificando i cicli biogeochimici globali, sfruttando direttamente molte specie tramite la caccia e la pesca e aumentando la possibilità di trasferimento degli organismi viventi da una zona all'altra del pianeta.
Tra le più importanti cause di estinzione o minaccia sono la distruzione dell'habitat, l'introduzione di specie esotiche e il prelievo venatorio. In particolare, la perdita di habitat è di gran lunga il maggior pericolo per le specie a rischio di estinzione. Grande importanza assume anche l'inquinamento. Le attività umane hanno, infatti, alterato profondamente i cicli biogeochimici fondamentali al funzionamento globale dell'ecosistema.
Fonti d'inquinamento sono, oltre alle industrie e gli scarichi civili, anche le attività agricole che impiegando insetticidi, pesticidi e diserbanti alterano profondamente i suoli. A questo proposito va ricordato il fenomeno della biomagnificazione, che consiste nell'amplificazione della concentrazione di sostanze tossiche all'interno delle reti trofiche dai livelli più bassi a quelli più elevati. Conseguenza di questo processo è l'accumulo di notevoli quantità di sostanze chimiche nocive (in particolare metalli pesanti) negli organismi che si trovano in cima alla catena trofica (rapaci, grandi carnivori).

Frammentazione degli habitat
Una delle principali minacce per la sopravvivenza di molte specie è l'alterazione, la perdita e la frammentazione dei loro habitat causata dai profondi cambiamenti del territorio condotti ad opera dell'uomo in conseguenza dell'esplosione demografica, dello sviluppo industriale, dell'estensione della rete dei trasporti e dell'industrializzazione dell'agricoltura.
In seguito a queste trasformazioni, gli ambienti naturali vengono distrutti, alterati e parcellizzati, causando la perdita e la frammentazione degli habitat. Se il concetto di perdita di habitat risulta intuitivo, il fenomeno della frammentazione va invece approfondito. Con questo termine si indica il processo di parcellizzazione di un territorio in sotto-aree tra loro parzialmente connesse o totalmente isolate, così che gli habitat adatti ad una specie risultano distribuiti sul territorio a “macchia di leopardo”. La frammentazione è dovuta sia alla perdita di habitat originari che alla costruzione di barriere che impediscono il libero movimento degli animali all'interno del territorio.
Nello studio del fenomeno della frammentazione è utile introdurre il concetto di patch (termine inglese che vuol dire chiazza), con il quale si intende un'area che presenta condizioni ambientali omogenee. La frammentazione, quindi, ha l'effetto di ridurre le dimensione dei patches e aumentare la distanza, e quindi l'isolamento, tra patches simili. Questo processo può anche modificare la qualità degli habitat rimasti e aumentare il disturbo causato da attività antropiche. Patches di ambienti naturali di per sé non alterati ma circondati da paesaggi modificati dall'uomo possono risultare non più adatti per certe specie.
La conseguenza principale della frammentazione degli habitat naturali è la suddivisione della popolazione originariamente distribuita su tutto il territorio in sottopopolazioni in scarso contatto fra loro, ciascuna occupante un solo patch o pochi patches vicini. Queste sottopopolazioni sono ovviamente meno consistenti di quella originale e risultano, quindi, più vulnerabili alle fluttuazioni climatiche naturali, ai fattori di disturbo antropico, a possibili epidemie e al deterioramento genetico dovuto a inincrocio.
Inoltre, in ambiente frammentato, l'habitat di una specie risulta maggiormente a contatto con habitat di altre specie e questo provoca l'aumento dei tassi di predazione, di competizione, di parassitismo. In sostanza ciascuna di queste sottopopolazioni è sottoposta ad un maggior rischio di estinzione e l'assenza di contatto tra i vari patches impedisce o rallenta la ricolonizzazione di un area in cui la popolazione si sia estinta. La specie corre perciò il rischio di sparire da un numero sempre maggiore di patches finché le probabilità di ricolonizzazione diventano praticamente nulle e la specie si può considerare estinta su tutto il territorio.
Patches con aree minori sono in grado di ospitare un minor numero di specie (effetto area). Questo comporta che la diminuzione delle dimensioni di un patch per perdita, alterazione o frammentazione di habitat ha come inevitabile conseguenza l'estinzione delle specie che necessitano di spazi vitali maggiori alla dimensione del patch e, quindi, la diminuzione del numero di specie in esso presenti. Anche l'effetto distanza riveste una notevole importanza in ambiente frammentato. Il tasso di colonizzazione di un patch risulta, infatti, dipendere dalla sua distanza dagli altri patches e, quindi, un patch più isolato ha più difficoltà ad essere raggiunto e ricolonizzato.
La riduzione e la frammentazione degli habitat possono innescare anche fenomeni di “effetto barriera” che ostacola gli spostamenti della fauna, deriva genetica e conseguente scarsa capacità adattativa a variazioni ambientali, controbilanciata dal flusso genico, importante fattore omogeneizzante delle popolazioni.

Prelievo ittico e venatorio
Un'ulteriore causa di minaccia per molte specie è costituita da un eccessivo prelievo ittico e venatorio. Tale prelievo può costituire la causa prima oppure aggravare situazioni già a rischio per la degradazione degli habitat. Le specie più minacciate dalla caccia e dalla pesca sono, oltre quelle la cui carne è commestibile, anche quelle la cui pelle e le cui corna, tessuti e organi hanno un alto valore commerciale. La caccia e la pesca non compromettono sempre la diversità di un ecosistema ma divengono seria minaccia di estinzione di una specie quando la sfruttano eccessivamente, cioè quando il tasso di prelievo è maggiore del tasso di rinnovamento della specie.

Introduzione di specie esotiche e di organismi geneticamente modificati
Un fattore, spesso trascurato, di declino e di estinzione di molte specie è l'introduzione in un territorio di specie alloctone, cioè di specie che sono originarie di altre aree geografiche e che, quindi, non si sono adattate, attraverso il processo di selezione naturale, all'ambiente nel quale vengono immesse.
È stato valutato che circa il 20% dei casi di estinzione di uccelli e mammiferi è da attribuirsi all'azione diretta di animali introdotti (soprattutto mammiferi). Ciò può essere dovuto a diverse cause: alla competizione per risorse limitate, alla predazione da parte della specie introdotta e alla diffusione di nuove malattie e parassitosi. Inoltre non bisogna trascurare i danni che molte specie introdotte possono arrecare alla vegetazione naturale, alle coltivazioni e alla zootecnia. Purtroppo in Europa il problema delle introduzioni di specie alloctone è stato trattato in passato con molta superficialità.
Un ulteriore problema per la conservazione della biodiversità è rappresentato dall'introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Un organismo geneticamente modificato (OGM) o transgenico è un organismo nel cui corredo cromosomico è stato introdotto, tramite le tecniche dell'ingegneria genetica, un gene estraneo prelevato da un organismo donatore appartenente a diversa specie vivente, anche molto distante dal punto di vista della classificazione tassonomica dalla specie "ospite". Per tale via si conferisce all'organismo la caratteristica desiderata, come ad esempio nel caso dei vegetali, la resistenza agli erbicidi o a determinati insetti nocivi.
Oggi le biotecnologie sono in grado di produrre manipolazioni tali da ottenere produzioni enormi, ma destano forti dubbi di ordine morale e grandi preoccupazioni per il futuro della biosfera:

1. Imprevedibilità delle situazioni future: una ridotta base genetica rende le colture meno plastiche a fronteggiare nuove ed impreviste situazioni.
2. Conservazione dei geni rari: esistono geni presenti con bassissima frequenza, alcuni dei quali potrebbero rivelarsi indispensabili e, nondimeno, rischiano di scomparire definitivamente insieme alle varietà che li contengono.
3. Coltivazione in nuovi ambienti o miglioramento della produzione in ambienti per ora marginali: l'introduzione di una coltura in nuovi ambienti deve prevedere differenti meccanismi di adattabilità. I geni che li controllano potrebbero non essere presenti nelle attuali cultivar, ma vanno ricercati nelle risorse genetiche delle specie selvatiche.

La McDonaldizzazzione della Biosfera

In tutto il mondo si diffondono le stesse specie di piante e animali. E si riduce così la biodiversità. Qualche studioso l'ha definita "MacDonaldizzazione" della biosfera. Si tratta della forma meno nota di globalizzazione: quella delle specie biologiche. Animali e piante, cioé, che vengono trasferiti, sia casualmente, sia intenzionalmente, per fini commerciali o sportivi, in un habitat in cui non erano originari. E che spesso, prendono il sopravvento sulle specie autoctone invadendo l'ambiente.
In tutto il mondo si stanno diffondendo piante e animali identici. La causa? L’omogeneizzazione dell’agricoltura: partono dalle aree più antropizzate e cioè legate alle attività umane, poi invadono tutti gli ecosistemi, diventano gli organismi dominanti e in poco tempo riducono a zero la biodiversità.
Altri fattori di rischio per la biodiversità sono la trasformazione del territorio per l’abbandono delle pratiche tradizionali, lo spopolamento delle montagne e la realizzazione di grandi opere ad alto impatto sulla biodiversità e sul paesaggio.
Le minacce principali alla biodiversità di ambienti acquatici possono, inoltre, derivare dal sovrasfruttamento, dall'alterazione chimico-fisica, dall'inquinamento e dall'introduzione di specie aliene.
 
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