Il Gipeto (Gypaetus barbatus), con un’apertura alare compresa tra 265 e 285 cm, è attualmente il più grande fra i rapaci presenti in Italia. È un avvoltoio dalle forme agili e slanciate nettamente differenziato rispetto al Grifone (Gyps fulvus) e all’Avvoltoio Monaco (Aegypius monachus), rispetto ai quali è anche sensibilmente più leggero, e presenta qualche similitudine solamente con il più piccolo Capovaccaio (Neophron percnopterus). Il nome latino del genere, Gypaetus, che deriva dal greco gyps (avvoltoio) e da aetos (aquila) (Moltoni 1946), sta ad indicare la particolarità della specie. In volo quello che spicca maggiormente sono le ali strette ed appuntite, e la coda lunga e cuneiforme, che gli conferiscono più l’aspetto di un Corvo imperiale o di un gigantesco falcone che non quello di un avvoltoio.
Gli abiti stagionali e sessuali non sono differenziati; la femmina è leggermente più grande del maschio ma tale differenza è difficilmente apprezzabile in natura. L’aspetto degli adulti è fortemente contrastato con parti inferiori, testa e collo chiari, da bianchi a rossastri, e parti superiori scure, grigio-ardesia. Le ali e la coda sono grigio-scuro. La testa, interamente piumata è molto caratteristica per la presenza di ‘‘baffi’’ neri e rigidi che scendono ai lati del becco, di redini nere, e per la colorazione giallo chiaro dell’iride e rossa dell’anello perioculare. I giovani, soprattutto in volo, evidenziano un aspetto meno slanciato rispetto agli adulti, dovuto alla maggior lunghezza delle remiganti secondarie e ad una maggiore ampiezza della coda; questo consente loro di avere un minor carico alare e quindi di volare più lentamente e con maggiori possibilità di manovra. Il piumaggio dei giovani, inoltre, è più scuro rispetto a quello degli adulti: quasi completamente bruno, con capo nerastro.
Il piumaggio adulto viene acquisito gradualmente, passando attraverso una serie di livree intermedie, nell’arco di 6-7 anni.
Avvoltoio tipico delle regioni montuose, il Gipeto frequenta pareti rocciose, aspri valloni e dolci altipiani che costituiscono il suo habitat ideale. La sua stessa morfologia gli permette di sfruttare perfettamente le brezze, anche minime, che risalgono i versanti e percorrono le valli montane. Nessun altro rapace, nemmeno l’Aquila reale, riesce a manovrare tra le montagne con la leggerezza del Gipeto, un impressionante aliante naturale dotato di sorprendente agilità. Il Gipeto è un rapace longevo che vive generalmente in coppie, fedeli per la vita, in ampi territori. La fase riproduttiva richiede diversi mesi ed inizia precocemente; la deposizione, alle nostre latitudini, ha luogo generalmente a fine gennaio-inizio febbraio e l’unico giovane allevato arriva ad involarsi solitamente nella seconda metà di luglio. Nel proprio home range ogni coppia dispone di aree idonee per la riproduzione, per il riposo diurno e notturno e di estesi territori di ‘‘caccia’’, rappresentati soprattutto da versanti erbosi e rocciosi, anche moderatamente ricoperti da vegetazione arborea o arbustiva, che ispeziona sistematicamente volando a bassa quota. Il Gipeto, sfruttando le sue eccezionali doti di volo, può iniziare a volare di primo mattino, trascorrendo così gran parte della giornata e spingendosi anche a grande distanza.
La specie necessita quindi di vasti territori montuosi con adeguate risorse trofiche, rappresentate principalmente da carcasse di ungulati selvatici e/o domestici. L’alimentazione si basa soprattutto sulle ossa, risorsa che non viene contesa e utilizzata da altri necrofagi ma che si trova fortemente dispersa sul territorio, condizione che determina conseguentemente densità e consistenze molto basse. Le ossa più lunghe, prima di venire ingerite, vengono trasportate in volo e spezzate, lasciandole cadere su apposite aree rocciose denominate rompitoi. A tale comportamento si riferisce il nome spagnolo della specie: Quebrantahuesos vale a dire ‘‘spaccaossa’’. Il Gipeto è presente in Europa meridionale, Asia sud-occidentale e centrale, Africa settentrionale, centro-orientale e meridionale. Attualmente in Europa la specie è presente sui Pirenei, sia sul versante francese che, soprattutto, spagnolo, con oltre 90 coppie, in Corsica con 10 coppie, in Grecia continentale con 1-2 residue coppie (estinzione prossima), sull’isola di Creta con una popolazione di 8-10 coppie (sembra attualmente ridotta a sole 4 coppie). Sulle Alpi, grazie ad uno specifico progetto di reintroduzione entrato nella fase operativa dal 1986, sono presenti approssimativamente almeno 60 individui con 7 coppie formate, 3 delle quali si sono già riprodotte.
Secondo una recente revisione sistematica di Hiraldo et al. (1984) vengono distinte solamente due sottospecie di Gipeto: barbatus (Eurasia e Africa settentrionale) e meridonalis (Africa orientale e meridionale). La ssp. meridonalis si differenzia per le dimensioni ed il peso inferiore, l’assenza di piume nere nella regione auricolare e di piume filiformi sul mento, la regione alta della fronte totalmente bianca o solo leggermente striata, banda scura sul petto pressoché assente, dorso più scuro, tarsi scarsamente piumati rispetto alla sottospecie nominale.
Le conoscenze riguardo la muta si sono potute approfondire anche grazie al programma di reintroduzione in atto. Va comunque detto che i gipeti variano gradualmente aspetto passando dal piumaggio giovanile scuro a quello contrastato dell’adulto, attraverso un processo continuo, in modo tale che le fasi intermedie descritte dai vari studiosi rappresentano distinzioni piuttosto arbitrarie (Hiraldo et al. 1979). Forsman, ad esempio, parla di piumaggio giovanile (juvenile) riconoscibile sul campo fino a 21-24 mesi di età. Altri autori, come Hiraldo o Parellada, secondo un criterio utilizzato più comunemente, parlano di piumaggio da giovane fino al compimento del primo anno di vita, limite temporale oltre il quale utilizzano, rispettivamente, il termine di piumaggi intermedi (tra quello giovanile e quello di adulto imperfetto o subadulto) e piumaggi da immaturo. Il periodo in cui i gipeti presentano piumaggi da immaturo (da 1 a 5 anni di età) è il più prolungato e le attribuzioni di età in questa fase vanno fatte con prudenza, poiché progressione della muta e schiarimento del piumaggio vanno soggetti a marcate variabilità individuali.
In base alle variazioni di piumaggio in relazione all’età distinguiamo quindi:
* giovane (0-1 anni),
* immaturo (1-5 anni),
* subadulto (5-7 anni),
* adulto (oltre i sette anni).
Sul campo possiamo distinguere agevolmente i giovani fino ad un anno di vita, per l’abito molto scuro, soprattutto sul capo, e parti inferiori più chiare. La tipica barba è ancora poco sviluppata e non evidente. Il giovane comincia a mutare nella primavera del 2° anno (aprile), in pratica all’inizio del 2° anno di vita, cambiando da 3 a 4 primarie interne (Forsman 1999). L’iride scura comincia a diventare più chiara. Va aumentando il contrasto tra le parti inferiori, che tendono allo sbiadimento, e la testa che rimane scura. Dalla primavera all’autunno del terzo anno l’immaturo muta altre primarie ed occasionalmente alcune secondarie. Dal terzo anno cominciano a comparire penne chiare sulla testa e sul collo, rimanendo una banda pettorale (collare) scura. L’iride è gialla. Le parti inferiori assumono tonalità più aranciate e sulle ali spiccano poche secondarie lunghe del vecchio piumaggio giovanile. Negli immaturi il bordo posteriore dell’ala appare infatti irregolare, per la presenza di remiganti di diversa lunghezza, dal 2° al 4° anno (Parellada 1984).
Conclusa la muta delle remiganti, progressivamente si schiarisce la testa, le parti inferiori si fanno uniformemente più chiare aumentando la proporzione di penne biancastre su banda pettorale e collo. A 3-4 anni i gipeti immaturi cominciano ad assumere un aspetto complessivo che ricorda quello degli adulti, più simile dal 5° anno. I subadulti sono, infatti, molto simili ai soggetti adulti da cui differiscono per le copritrici inferiori alari chiazzate, più chiare delle remiganti, e la presenza di alcune penne degli abiti precedenti. Le ali superiormente passano dal bruno al grigio-ardesia tipico del perfetto adulto.
In questa specie, la colorazione biancastra delle parti inferiori assume tonalità ruggine per effetto di una singolare abitudine a compiere bagni di terra umida rossastra. I gipeti della popolazione alpina, a differenza di quelli della Corsica che presentano parti ventrali quasi candide, evidenziano, più o meno marcatamente, questa sorta di fondo tinta, con differenze individuali che nel Parco Nazionale dello Stelvio ci consentono spesso il riconoscimento dei membri delle coppie. A tal fine si rivelano utili altre caratteristiche variabili del piumaggio, quali, ad esempio, la diversa estensione della banda pettorale (o collare) nei vari individui.